Il Bucintoro e la festa della Sensa

Ai tempi della Serenissima ogni cerimonia era un’occasione per sfoggiare la ricchezza, la potenza e il prestigio della città agli occhi dei veneziani e degli ospiti stranieri, conquistati dall’eleganza e dal fasto delle sue celebrazioni. Tra le più importanti c’era sicuramente la festa della Sensa e lo Sposalizio del mare, in cui faceva bella mostra di sé il Bucintoro, la galea di rappresentanza dello stato veneziano.

Origini del Bucintoro

Il Bucintoro era un’imbarcazione da parata, riccamente intarsiata e ornata di sculture dorate. Utilizzata nelle cerimonie solenni da pontefici e regnanti: dai Visconti, dagli Estensi, dai duchi di Savoia e anche dal re di Francia Luigi XV.

Poco sappiamo delle origini del Bucintoro. Si ipotizza che nei primi secoli della storia della città venisse utilizzata una nave ornata secondo gli usi del mondo bizantino al quale Venezia era molto legata. Si presume inoltre che nella sua più antica versione fosse trainato da altre imbarcazioni.

Nessuna di queste però poteva competere, per la ricchezza delle decorazioni e per il fasto delle cerimonie a cui era legata, con quella della Repubblica di Venezia, in particolare nella tradizionale cerimonia dello Sposalizio del mare, nel giorno della festa della Sensa, cioè l’Ascensione.

Il Bucintoro, la festa della Sensa e lo Sposalizio del mare

La festa della Sensa fu istituita per commemorare l’anniversario della spedizione contro i pirati Narentani che assicurò ai veneziani la conquista della Dalmazia. L’episodio avvenne nell’anno 1000 e la flotta, comandata dal doge Pietro II Orseolo, salpò da Venezia proprio il giorno dell’Ascensione.

Nel 1177, sotto il dogado di Sebastiano Ziani, a Venezia avvenne la solenne riconciliazione tra l’imperatore Barbarossa e il papa Alessandro III. Quest’ultimo le riconobbe la sovranità sull’Adriatico e regalò per l’occasione un anello che diede vita a quella che poi divenne la cerimonia dello Sposalizio del mare.

Per l’occasione un corteo di imbarcazioni, guidata dalla nave di stato a bordo del quale si trovavano il Doge, la Signoria, gli ambasciatori e le più alte cariche della Repubblica, si recava al porto di san Nicolò del Lido. Il Doge gettava tra le onde l’anello nuziale pronunciano la formula ‘Ti sposiamo, mare. In segno del nostro vero e perpetuo dominio’. In questo modo si ribadiva, anno dopo anno, il legame di Venezia con il suo mare attraverso questo simbolico matrimonio.

Il Bucintoro era utilizzato anche in altre solenni occasioni: pubbliche feste, l’arrivo di sovrani o personalità straniere, la cerimonia d’incoronazione di alcune dogaresse. L’obiettivo era sempre quello di dimostrare il proprio potere, organizzando cerimonie scenografiche che impressionavano chiunque avesse la fortuna di assistervi.

Quando non era in acqua per le cerimonie era tirata a secco nell’Arsenale, all’interno dell’apposito capannone chiamato Casa del bucintoro, dove gli Arsenalotti si occupavano della sua continua manutenzione.

Gli ultimi giorni dell’ultimo Bucintoro

L’ultimo Bucintoro fu varato nel 1728, opera dell’architetto navale Stefano Conti mentre gli intagli e i rilievi ornamentali furono eseguiti dallo scultore Antonio Corradini. L’ultimo Sposalizio del mare fu celebrato nel 1796, perché l’anno dopo, nel mese di maggio, le truppe del generale Bonaparte entravano in laguna mettendo fine alla secolare storia della Serenissima e a tutte le sue straordinaria cerimonie.

Dato che il Bucintoro era uno dei simboli più noti del mito della Repubblica, fu distrutto dagli occupanti francesi in spregio verso tutto ciò che ricordasse e rappresentasse la Serenissima. Colpi d’ascia sfasciarono gli intagli e le statue dorate, che furono date alle fiamme.

Lo scafo venne convertito in cannoniera e quindi in prigione galleggiante. Ribattezzato Hydra fu ormeggiato dagli austriaci al porto di Malamocco e fu completamente demolito nel 1884. Dalla furia distruttrice si salvarono solo pochissimi intagli dorati che si trovano ora al Museo Correr.

 

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